Prato negli ultimi anni ha affrontato momenti molto difficili che hanno portato delle ripercussioni anche sul lavoro dei Servizi Sociali del Comune. Dal suo insediamento cosa è stato messo in atto per far fronte alle difficoltà dei cittadini?
Luigi Biancalani: Fin dall’insediamento, la Giunta Biffoni ha scelto di non tagliare niente in ambito Sociale. Questo perché ci siamo trovati di fronte una città in cui i bisogni sotto questo aspetto stavano, purtroppo, aumentando mentre le risorse esterne erano in calo. Anziani, disabili e minori in difficoltà sono le categorie alle quali abbiamo prestato più attenzione quando abbiamo deciso di potenziare i servizi esistenti. Penso agli aiuti alle famiglie in difficoltà con minori a carico, al progetto Prato Solidale che tra poco riprenderà grazie ad altri fondi stanziati, penso al contributo affitti, ai servizi a domicilio alle persone ammalate e agli anziani soli. Inoltre siamo sempre partiti dal presupposto che di fronte a situazioni di estrema povertà, il Comune dovesse fare una grossa parte – grazie anche all’aiuto fondamentale delle associazioni di volontariato – riuscendo a garantire almeno un tetto (dormitorio mensa La Pira e supporto in caso di sfratto), del cibo (Emporio della Solidarietà), degli abiti (Prato Viva o Vestiarium) e – di recente – anche i medicinali, non coperti dal ticket, distribuiti gratuitamente a chi non può permetterseli. In tutto questo, come è facile immaginare, il lavoro degli assistenti sociali diventa il fulcro necessario a rendere queste iniziative capillari e concrete. Tra gli interventi messi in piedi ci sono inoltre quelli relativi allo scanso sfratti, al contributo affitti, al servizio a domicilio per anziani e persone ammalate e al contributo – presentato in questi ultimi giorni e destinato alle famiglie in difficoltà – per il pagamento delle bollette dell’acqua. Insomma, con circa 20 milioni di euro all’anno il Comune si impegna a rispondere ai bisogni della città.
Nuovo ospedale: punti di forza e punti di debolezza.
L.B.: Il nuovo ospedale è una struttura moderna, senza dubbio di spicco a livello nazionale per quanto riguarda l’avanguardia e alcune professionalità. Nel tempo è stato registrato un problema di dimensioni, ma i posti letto saranno incrementati di circa 100 unità il prima possibile. A fianco del nuovo ospedale si lavora anche al potenziamento del distretto: penso alla nascita del nuovo distretto di San Paolo e ai nuovi posti destinati alle cure intermedie. C’è da dire inoltre che la riorganizzazione delle Asl, che adesso ci vede parte dell’area Toscana Centro, porterà non solo a una decisa razionalizzazione dei costi ma senz’altro anche a un’integrazione dei servizi tra i quattro ospedali della zona, che vedranno le liste di attesa ridursi sensibilmente per esami e piccoli interventi.
Qual è stato il tema di maggior urgenza che ha dovuto affrontare come assessore alla Sanità e ai Servizi Sociali e in che modo ha agito per rispondere alle necessità.
L.B.: Dall’insediamento a oggi, senz’altro, il tema relativo all’emergenza alloggiativa. Basta pensare che dai 680mila euro previsti nel 2014, oggi siamo saliti a un milione e 300mila euro per poter rispondere alle quasi 600 persone che in città hanno rischiato di perdere il tetto a causa di sfratti o di situazioni di indigenza più o meno transitorie. Si tratta di persone che non sono riuscite ad accedere alle graduatorie per l’edilizia popolare e che sono collocate in case del Comune o in residence convenzionati. Un altro tema che si sta purtroppo facendo largo e che merita tutta la nostra attenzione, è quello relativo all’arrivo in città di minori non accompagnati. Ci vengono segnalati dai servizi sociali e, spesso senza parlare una parola di italiano, non sanno dove andare.
Mancano due anni alla scadenza del mandato: cosa resta da fare e con quali tempi.
L.B.: L’ambizione sarebbe quella di veder reinserite nel mondo del lavoro tutte quelle persone che adesso necessitano dell’aiuto dei Servizi Sociali, ma che hanno voglia di riscattarsi e di darsi da fare A Prato ci sono tantissime situazioni del genere. In questo modo vedremmo calare, tra l’altro, anche i numeri relativi all’emergenza alloggiativa di cui sopra. I dati ci raccontano, a dispetto di quanto a volte si sente dire, che le domande per l’emergenza alloggiativa sono fatte per oltre il 50% da cittadini italiani, così come all’Emporio della Solidarietà: anche lì oltre il 55% degli accessi è da parte di connazionali. Stesso dato anche per la mensa La Pira e il dormitorio. Ma a noi non interessano le chiacchiere, bensì aiutare chi si trova in situazioni di disagio.