L’azione della Provincia per risolvere le incompatibilità fra Ptc e Piano strutturale approda al TAR. Ieri infatti è stato depositato il ricorso della Provincia al Tribunale amministrativo regionale. Questa mattina il presidente della Provincia Lamberto Gestri e l’assessore al Governo del Territorio Alessio Beltrame hanno spiegato con una conferenza stampa i motivi di questa decisione. Fermare il consumo di suolo e puntare alla riqualificazione del patrimonio edilizio e alla valorizzazione di verde, paesaggio e filiere economiche green sono le priorità

“Il ricorso al TAR è l’unico strumento che abbiamo a termini di legge per restituire ai cittadini pratesi la salvaguardia su una parte del territorio provinciale che nel Ptc è vincolata ad esclusivo utilizzo agricolo perché rappresenta un patrimonio ambientale e paesaggistico prezioso”, ha detto Beltrame. Gestri ha aggiunto che “non si tratta certo di controversie fra amministrazioni, ma di proteggere una cintura di aree verdi essenziale a un territorio estremamente urbanizzato come quello di Prato”. Entrambi hanno ribadito l’assoluta necessità di fermare il consumo di suolo e di concentrarsi sulla riqualificazione del vasto patrimonio edilizio esistente per produrre sviluppo sostenibile a favore anche dell’ambiente.

La Provincia del resto ha sempre ribadito che l’incompatibilità fra due strumenti di governo del territorio, Ptc della Provincia e Piano strutturale del Comune, non è una questione di buoni o cattivi rapporti istituzionali, ma un problema serio, perché si fanno scelte pesanti sulla vita dei cittadini, su dove si costruisce e dove si coltiva, dove si protegge il paesaggio e dove si sviluppa l’attività industriale.

Nei mesi scorsi l’amministrazione provinciale aveva fatto ricorso alla Commissione paritetica che ha riconosciuto l’esistenza di incompatibilità fra i due strumenti, dando quindi ragione alla Provincia, e ha anche individuato le modifiche necessarie all’eliminazione del contrasto. Il Comune di Prato però non ha tenuto conto del parere della Commissione e ha deliberato che fosse ripresa l’efficacia dello strumento urbanistico. Proprio per questo la Provincia ha ritenuto necessario il ricorso al TAR. Adesso infatti all’incompatibilità si è aggiunta anche l’illegittimità dell’atto con cui il Comune ha fatto riprendere piena efficacia al Piano strutturale. “Anzichè prendere atto delle indicazioni della Commissione paritetica, il Comune si è sottratto alla responsabilità di risolvere il contrasto – ha spiegato Beltrame – nascondendosi dietro improbabili cavilli burocratici (la data di convocazione della seconda seduta)”. Sulla contestazione di tale illegittimità si basa anche il ricorso al TAR presentato dalla Regione Toscana nei primi giorni di gennaio.

In ogni caso l’obiettivo vero della Provincia rimane tutelare lo sviluppo insieme alla qualità di vita dei cittadini pratesi. Il Ptc della Provincia, che è in vigore dal 2009, è molto forte e deciso sullanecessità di fermare il consumo di suolo e puntare sulla riqualificazione del patrimonio edilizio, come vuole la legge, ma anche evitare ulteriori cementificazioni, che rappresenterebbero sicuramente un danno per il fragile assetto idrogeologico del territorio. L’attuale piano strutturale invece aumenta le aree urbane e taglia quelle rurali con lo strumento del declassamento. Il nodo è l’impropria trasformazione di porzioni consistenti, circa 400 ettari (4 milioni di metri quadrati), di territorio agricolo, che colpisce aree pregiate a sud e ovest di Prato, che saranno parte integrante del parco della piana, e la zona pedecollinare della Calvana.

Il piano strutturale già prevede il passaggio da prevalente funzione agricola a urbana di 300 ettari, sui quali né la Provincia né la Regione hanno fatto opposizione. Le aree invece in cui esiste il contrasto fra Ptc e piano strutturale sono quelle che da esclusivo uso agricolo (con invariante strutturale) passano a prevalente utilizzo agricolo, circa 280 ettari, oppure direttamente a utilizzo urbano, circa 110 ettari. Si tratta di porzioni di territorio tra Paperino e San Giorgio a Colonica, tra Le Fontanelle, Cascine di Tavola e il Macrolotto, intorno al casello di Prato ovest, tra Sant’Ippolito e la ferrovia e, come si è già accennato, nella zona pedecollinare della Calvana.

La bocciatura della Provincia riguardo il piano strutturale del Comune di Prato risale all’estate del 2012, il ricorso alla Commissione paritetica è del luglio 2013.