25.01.2016

Decine di ragazze e ragazzi si sono mobilitati per far circolare l’informazione e stimolare il dibattito. #Logos, il ciclo di incontri organizzato dai Giovani Democratici e dalla Federazione degli Studenti di Prato, è appena a metà strada (devono ancora tenersi due incontri, il 26 gennaio e il 2 febbraio) ma ha già raccolto intorno a sé curiosità ed entusiasmo. I quattro incontri itineranti sono stati pensati per approfondire un tema più che mai complesso: quello del conflitto mediorientale. Anche se non è ancora tempo di bilanci definitivi, tre dei giovani organizzatori ci hanno spiegato con parole semplici l’ambizione di questo progetto che senz’altro (dicono) si ripeterà anche in futuro.
Un ciclo di incontri che ha permesso di guardare da diversi punti di vista la crisi Medio Orientale e le possibili soluzioni. Come riassumereste in pochi ed efficaci concetti quanto è emerso fino a oggi?

Marco Biagioni (Gd Prato): Siamo solamente a metà del percorso di #Logos, ma sono già emersi concetti molto interessanti. Durante il primo incontro abbiamo messo allo stesso tavolo il Rabbino Capo e l’Imam di Firenze, che ci hanno raccontato,descrivendo i vari aspetti del loro culto, che un’intesa tra le principali religioni monoteiste non solo è possibile, ma necessaria per creare un mondo di pace. Nel secondo appuntamento ci siamo confrontati conscrittori e giornalisti che fanno attività direttamente nelle zone del conflitto. E’ emerso che stiamo vivendo una crisi globale, la cui analisi non può essere limitata ai confini Medio Orientali e non può essere ridotta a uno scontro tra civiltà. Le domande dal pubblico hanno toccato molteplici temi: dal ruolo della donna nei paesi islamici, alla delicata questione dei migranti; ma c’è un quesito che non manca mai nelle conferenze di #Logos: qual è il ruolo dell’Europa? Alla luce di quello che è emerso possiamo affermare che la priorità per l’Europa debba essere la ricerca di un percorso con le comunità religiose presenti nel continente, che porti a maggiori politiche di inclusione sociale. Allo stesso tempo non può commettere l’errore di intervenire militarmente o finanziariamente nelle zone di conflitto, senza essersi confrontata con i popoli presenti e i loro rappresentanti.

I primi due appuntamenti sono stati molto partecipati. Ha colpito l’interesse suscitato dagli argomenti trattati, specialmente tra i più giovani. Cosa li ha spinti secondo voi ad esserci?

Maria Rita Paratore (FdS Prato): Penso che alla base della grande partecipazione che abbiamo riscontrato ci sia tanta voglia di cambiare le cose. Probabilmente sono discorsi che abbiamo sentito più volte, ma credo che non si riescano a spiegare altrimenti le sale strapiene che abbiamo incontrato. I giovani ne sentivano il bisogno. Ormai la formula “E’ lontano da noi, non ci riguarda” non è più efficace. Sentiamo il bisogno di capire, prima di tutto. Seguito dalla volontà di essere i veri protagonisti del cambiamento. Ecco, di qui nasce Logos: dalla voglia di ascoltarsi, dialogare, imparare. Ho visto anche, tra i ragazzi che hanno partecipato, un bagliore di fiducia nella politica, quella bella e vera della polis e del bene comune, quella politica grazie a cui si ascolta tutti, si discute e si propongono alternative e progetti, nonostante le fredde serate di gennaio.

Oltre le iniziative: curiosità e aneddoti. Cosa racconteresti del “dietro le quinte” di #Logos?

Maria Logli (FdS Prato): L’organizzazione di questo ciclo di seminari è stata una bellissima esperienza per i ragazzi della Federazione degli Studenti e dei Giovani Democratici di Prato: ha costituito per noi un’opportunità di crescita e responsabilizzazione, consentendoci di imparare molto e venire a contatto con personalità carismatiche e affascinanti; tuttavia non è stata priva di complicazioni. Si potrebbe dire che la pubblicizzazione del seminario di tema teologico non sia avvenuta in modo particolarmente ben organizzato nei Centri Culturali Islamici, a meno che non si consideri il tentativo dell’ultimo minuto di utilizzare un noto e gentilissimo venditore di kebab del centro storico come canale di divulgazione dell’evento. Ad ogni modo, ogni conferenza ci ha fatti crescere non solo come studenti e cittadini, ma anche a livello personale: abbiamo scoperto quanto possa rivelarsi divertente un viaggio con due autorità religiose che, stremate dalla curiosità di noi passeggeri, non hanno più voce che per ridere, complici, dell’esasperante prolungarsi del dibattito anche in macchina, mentre uno dei due impallidisce al terzo stop bucato da un giovane neopatentato incaricato di riportarli a casa.

#Logos è stato un esperimento riuscitissimo. Avrà un seguito? Come e su quali temi?

Marco Biagioni: #Logos non si limita a un ciclo di conferenze. Questo evento ci sta dando l’occasione di conoscere realtà e associazioni che operano direttamente sul nostro territorio. Insieme a loro vogliamo mettere a frutto le nostre idee, proponendo progetti per la nostra città, che vadano proprio a toccare i temi trattati in questa prima edizione. Faremo la seconda edizione di #Logos? Certamente, il prossimo anno, proprio tra i mesi di Gennaio e Febbraio. Ci stiamo già lavorando.

Maria Rita Paratore: Questa prima edizione sembra stia riscuotendo grande successo. Sì, l’idea era proprio quella di riproporre #Logos come appuntamento annuale, durante cui affrontare tematiche diverse, per riproporre così sul territorio il modello di società che vorremmo.

Maria Logli: #Logos sarà riproposto ogni anno su temi diversi; la speranza è che acquisisca il ruolo di coinvolgere la cittadinanza in un processo di buona informazione e di sensibilizzazione riguardo a temi importanti per la nostra attualità, in modo tale da contribuire, seppur in minima parte, a renderci cittadini consapevoli ed interessati alle questioni che ci riguardano come esseri umani.