Documento approvato dall’Assemblea provinciale il 30/05/2016
In occasione del referendum confermativo previsto per il prossimo autunno i cittadini italiani saranno chiamati a esprimersi in merito alla riforma costituzionale varata dal Parlamento su impulso e iniziativa del Partito democratico.
Anche se l’esito dell’appuntamento referendario avrà evidenti e naturali ripercussioni sul Governo e più in generale sull’azione riformatrice del nostro partito (essendo questa riforma il frutto di un lungo dibattito interno al nostro gruppo dirigente e avendo tutti i parlamentari del partito votato a favore di questo progetto), crediamo che sia importante impostare una campagna elettorale centrata soprattutto sul contenuto della riforma costituzionale e sui motivi per i quali, nel caso di successo, verranno ottenuti effetti positivi a vantaggio non di una sola parte ma di tutto il paese nel suo complesso.
Crediamo infatti che questa riforma della Costituzione permetta di affrontare e risolvere alcuni nodi importanti, dibattuti dalla politica italiana nel corso almeno degli ultimi trent’anni.
Se già alcuni autorevoli Costituenti (come Giuseppe Dossetti o Costantino Mortati) avevano manifestato la consapevolezza di alcuni limiti presenti nella seconda parte del testo costituzionale in quanto frutto di un compromesso tra le forze politiche del tempo, è già con la Commissione Bozzi del 1983 che si inizia a riflettere su una riforma organica della seconda parte della Costituzione; una riflessione che sarà oggetto in seguito di molti tentativi di intervento organico, come nel caso della Commissione De Mita-Iotti del 1992, della Commissione Bicamerale D’Alema del 1997, della discussione sulla “bozza Violante” nella Commissione affari istituzionali nel 2007, per arrivare, infine, alla Commissione di esperti nominata dal Governo Letta nel 2013.
Molte delle idee e delle riflessioni dibattute in quelle occasioni sono entrate a far parte del patrimonio politico e culturale del Centrosinistra (il programma dell’Ulivo nel 1996 ne è un esempio concreto), per poi essere riprese da questo ultimo disegno di riforma, avendo mai come ora la possibilità di una concreta attuazione.
In particolare, questa riforma non prevede un cambiamento della tipologia di governo della nostra Repubblica (che mantiene la sua forma parlamentare), ma interviene su tre grandi aspetti: il bicameralismo perfetto, il rapporto tra Stato e Regioni, gli strumenti di democrazia diretta.
- Il superamento del bicameralismo perfetto, unicum italiano nel panorama politico mondiale, permetterà una semplificazione del processo legislativo e l’istituzione di una Camera (al posto dell’attuale Senato) rappresentativa delle Regioni e degli enti locali, come avviene ad esempio nel caso tedesco.
- La Camera delle autonomie locali permetterà di dare inoltre piena attuazione al Titolo V della nostra Costituzione, portando la voce degli enti locali direttamente al centro del dibattito istituzionale.
- Allo stesso tempo, l’abolizione della legislazione concorrente Stato-Regioni eviterà il moltiplicarsi dei ricorsi incrociati discussi dalla Corte costituzionale, oltre a riassegnare alcune competenze strategiche in capo allo Stato, correggendo in questo modo alcuni difetti della riforma varata dal Centrosinistra nel 2001.
- L’abbassamento del quorum per il referendum abrogativo, il canale preferenziale nel dibattito parlamentare assegnato alle leggi di iniziativa popolare e l’introduzione del referendum propositivo, permetteranno di avvicinare i cittadini al dibattito legislativo nazionale, rivitalizzando strumenti che appaiono oggi decisamente logorati.
- L’abolizione delle Province dal testo costituzionale e del Cnel rappresentano interventi significativi di razionalizzazione delle nostre istituzioni.
- Restano intatti nelle loro piene funzioni gli attuali organismi di garanzia (Presidente della Repubblica, la cui elezione richiederà un quorum più alto, Corte costituzionale, Anm, ecc.), la cui imparzialità non verrà minimamente messa in discussione dal premio di maggioranza conferito al partito vincitore con la nuova legge elettorale detta “Italicum”. Con questa legge elettorale, infatti, il partito di maggioranza potrà contare sul 54% dei seggi alla Camera, percentuale insufficiente per l’elezione con i propri soli voti del Presidente della Repubblica e dei componenti della Corte costituzionale o per la modifica del testo costituzionale senza dover ricorrere al referendum popolare.
Siamo quindi di fronte a una riforma, sicuramente perfettibile, che permetterà nel suo complesso di avvicinare le istituzioni italiane al contesto europeo, rendendo il nostro Stato più semplice ed efficiente e mettendo la politica nelle condizioni di rispondere con maggiore forza e velocità ai bisogni del Paese, senza con questo indebolire i fondamentali “pesi e contrappesi” necessari al regolare svolgimento del dibattito democratico.
Crediamo quindi che il referendum di ottobre sia un’occasione irrinunciabile per realizzare interventi auspicati da tempo, nella consapevolezza che simili condizioni potrebbero non ripresentarsi facilmente nei prossimi anni e che la bocciatura di questa riforma non farebbe altro che bloccare il processo riformatore attualmente in corso grazie allo sforzo del Partito democratico.
Per questo motivo, la Federazione provinciale del Partito democratico di Prato sostiene attivamente questa riforma e si impegna a promuoverla in occasione della campagna referendaria nel modo più ampio e strutturato possibile sul territorio, coinvolgendo non solo le forze politiche ma anche quelle di natura civica che vorranno aderire questo percorso.