24.07.2014

“Il voto in commissione e quello in Consiglio regionale si terranno entro metà settembre e sappiamo di poter contare su un accordo condiviso con tutti i partiti della maggioranza e con Forza Italia. Sono soddisfatto di questo testo di riforma perché è in linea con il documento approvato a larghissima maggioranza nella direzione regionale del PD il 17 marzo scorso. Il voto del gruppo di lavoro è stato un piccolo fuori-programma, che ha solo valore consultivo: le uniche cose che contano saranno il voto in commissione entro luglio e quello in Consiglio del 9 settembre”. Queste le parole del segretario regionale del PD, l’onorevole Dario Parrini, che ieri sera alla Festa de L’Unità di Prato si è confrontato con il politologo dell’Università di Bologna Salvatore Vassallo, in un’intervista curata dal giornalista dell’Agenzia Dire Carlandrea Adam Poli.  Sempre in merito alla legge elettorale regionale il professor Vassallo ha escluso in maniera netta l’incostituzionalità del mini-listino bloccato: “Porterebbe a supporre che  tutte le leggi elettorali attualmente vigenti nei vari Consigli regionali italiani non sarebbero valide dato che in tutte le Regioni è presente un listino del genere.  

Inoltre – ha aggiunto Vassallo – non è incostituzionale perché la presenza di un minilistino bloccato è un elemento noto in anticipo agli elettori che può diventare per i partiti motivo per distinguersi in positivo da altri partiti e per gli elettori motivo per cui si sceglie o si rifiuta di votare un partito”. “Il Partito Democratico – ha detto Parrini rispondendo alle domande sulla situazione nazionale –per ragioni di credibilità deve trattare il meno possibile; dopo un dibattito lungo tre mesi, e una testo di legge ampiamente discusso e modificato, adesso è il momento di agire. Non si possono fare trattative sulla natura di secondo grado del Senato. Invito nuovamente tutti i componenti dell’assemblea del Senato e chi fa ostruzionismo, a parlare con i cittadini e a prendere atto che questa battaglia non è viene molto compresa dall’opinione pubblica. Tutto ciò fa male alla credibilità delle istituzioni e fa bene solo all’antipolitica”.