Dal suo insediamento, le politiche del Comune di Prato rispetto all’accoglienza come si sono evolute?

Simone Faggi: Il percorso migratorio con politiche connesse è un fenomeno che interessa Prato da oltre 25 anni. Il Comune attualmente opera su quattro ambiti di intervento: il primo riguarda i servizi intesi come la possibilità, in città, di reperire informazioni su come fare, su quali percorsi intraprendere per garantire a tutti un’adeguata integrazione. Il secondo passa dalla scuola: come è facile immaginare, accogliere i bambini degli stranieri in modo adeguato sui banchi di scuola ci consente di fare un un lavoro del quale beneficia tutta la comunità. Come terzo ambito c’è la protezione internazionale che si traduce con il lavoro di un ufficio adibito che coordina e governa tutti i processi di accoglienza che interessano la città. Infine c’è tutto l’ambito dedicato al reperimento dei fondi europei che  ci consentano di intervenire con un lavoro di qualità. Non a caso i finanziamenti europei (ma anche regionali e statali) che il Comune è riuscito a intercettare in questi ultimi anni, per il solo assessorato alla Cittadinanza, ammontano a circa 25 milioni di euro.  Puntiamo, grazie a questi investimenti, alla diminuzione dell’accoglienza straordinaria in favore di un tipo di accoglienza più strutturata, trasversale e monitorate.

Nella settimana appena trascorsa il Comune di Prato ha modificato il proprio regolamento per arginare i fenomeni che inneggiano al fascismo. Cosa ha portato a una puntualizzazione del genere e soprattutto qual è il clima che si respira in città.

S.F.: Questa modifica era un impegno politico che il sindaco aveva preso nel 2016 con le associazioni interessate, ma si tratta soprattutto di una puntualizzazione doverosa a fronte di una situazione in cui le formazioni di estrema destra puntano alla crescita. Per la legge certe iniziative inopportune sono legali, ma sono a un passo dal tracimare dal dettato costituzionale. Per questa ragiona l’amministrazione comunale ha ritenuto giusto munirsi di un piccolo strumento che impedisca a chi organizza manifestazioni razziste e neofasciste di poter usufruire del suolo pubblico, in modo da ribadire con forza il punto di vista di una comunità intera, una comunità fondata sui principi della democrazia e del rispetto verso il prossimo.

Tra i suoi impegni c’è anche quello come responsabile della Protezione Civile di Prato: cosa è stato fatto per rafforzare il sistema in città?

S.F.: E’ stato rafforzato innanzi tutto il sistema in termini preventivi, intervenendo su situazioni che erano critiche tipo Castelnuovo e altre zone per lo più nel sud est della città.  Abbiamo lavorato alla realizzazione della cassa d’espansione al Ponte Manetti, al ponte Attigliano e al laghetto del Lavacchione. Inoltre con l’assessore Alessi abbiamo ridefinito le competenze del Consorzio di Bonifico e abbiamo implementato l’ufficio con un’unità in più. Altri piccoli investimenti sono stati convogliati sull’acquisto di strumenti utili come la macchina per confezionare i ballini di sabbia, due postazioni meteo con pluviometri e una nuova lama contro il ghiaccio. La Protezione Civile di Prato si è inoltre attivata durante l’emergenza in seguito al terremoto in Centro Italia: siamo andati in soccorso del comune gemellato con Prato, Acquasanta Terme, mettendo a disposizione un turn-over di venti amministratori e tecnici del Comune. Altra cosa di cui andiamo particolarmente orgogliosi, è quella di aver favorito la nascita del Comitato Pro Emergenze, utile a raccogliere fondi da destinare alle emergenze in Italia e nel mondo, un modo per tradurre in concretezza il grande cuore dei pratesi. Grazie al comitato, non solo è stata acquistata una nuova auto per i Vigili Urbani di Acquasanta Terme, ma sono stati acquistati anche gli arredi per una scuola colpita dal terremoto – e poi ricostruita – in Nepal. Per quanto riguarda le notizie più recenti, stiamo lavorando al nuovo Piano della Protezione Civile: necessita di un aggiornamento e di un restyling in linea con i cambiamenti della città, e sarà portato presto in consiglio comunale.

Come vicesindaco, al momento dell’insediamento quali sono state le situazioni che ha percepito come più urgenti da affrontare?

S.F.: Rispetto alle politiche di accoglienza, il tema principale da sviluppare riguardava solamente la protezione internazionale. Mentre per quanto riguarda tutto il resto delle politiche di integrazione, devo dire che la giunta Cenni non aveva apportato dei cambiamenti rispetto alle precedenti gestioni di centrosinistra; è stata mantenuta la stessa “ossatura” anche da un governo della città di colore differente. Il primo tema che ho dovuto affrontare è stato senz’altro quello del dialogo con le istituzioni coinvolte nell’accoglienza. Sul fronte della Protezione Civile, come già detto, Castelnuovo e le pompe del Calicino sono stati gli interventi più urgenti da mettere in piedi.

Poco meno di due anni alla scadenza del mandato: cosa manca ancora da fare entro il 2019.

S.F.: Ci sono dei progetti che sono in partenza, che vedranno la luce nei prossimi anni e che hanno a che fare con il lavoro svolto da questa Giunta: primi su tutti i tre grandi progetti dell’ex Misericordia e Dolce, del Soccorso e delle rive del Bisenzio. Ma ce ne sono altri che mi rendono particolarmente orgoglioso del lavoro con questa squadra: tra i tanti la struttura del Montano che sarà rimessa al servizio del mondo del rugby. Oppure penso alle scuole di Maliseti, Casale, e Ponzano: chiudere un mandato sapendo di aver dato ai nostri ragazzi delle scuole adeguate, belle e funzionali è davvero una cosa splendida.